Una Poesia ... dai colori grigi. Dedica, I.1., I.2.
Dedica
Alla personificazione della Magia.
Ad una Donna, il cui "nome" è Magico.
Senza la sua cura, quel che segue
sarebbe andato perduto (senza che
niun n'avesse potuto subir danno).
Una Poesia ... dai colori grigi. Una danza di … puntini di sospensione*
(parte prima)
(Riveduto e corretto, 05 ottobre 2013 / 06 Dicembre 2014;
*già pubblicato online il 03.10.05 / 24.10.05 con il seguente titolo: Una danza di … puntini di sospensione)
1. Dal "mio" studio, il cui tetto è di cieli
azzurri (I,1.)
Ho passeggiato a lungo, la notte scorsa.
L'aria era fredda.
Il cielo: d'un color
blu notte, non nero.
Sì, v'era freddo, la
notte scorsa.
... per gli abiti non
adatti, forse.
Le suole delle mie
scarpe erano umide,
mentre calpestavano
l'erba
priva del suo
abituale colore.
La riconoscevo
dall'odore, però.
Mi diceva di non
temere,
perché si sarebbe
risollevata al mio passare.
Andavo in giro,
un po' senza meta.
Cercavo un posto
caldo,
tiepido almeno,
una luce, un riparo.
Ma ... rimase notte
fredda, ottobrina.
Non avevo nulla con
me,
né matita né foglio,
né sogni.
Settembre e Agosto
erano appena usciti
di scena,
irraggiungibili da me
oramai.
Non serviva né serve
tutt’ora
neppure voltarmi un
po' indietro,
perché soltanto
Ottobre neonato avrei visto
e, forse, vedrei.
Null'altro.
Non giravo né giro
ancor oggi lo sguardo
né il capo.
E, così, andavo
e m'abbracciavo a me
stesso
per riscaldare e il
cuore e la mente.
Nuvole sfilacciate si
allungavano
come fumo di
sigarette.
Ne ho accesa una,
mi sono lasciato
scivolar per terra
e ne ho respirato
l'anima.
E, poi, forse ... mi
sono addormentato
Ma, nei sogni miei,
una voce gentile di
donna mi diceva:
“Che tristezza, compagno di viaggio e di lotte,
perché non sei venuto
a trovarmi?
Anche se pur io
dormivo
avresti potuto
abbracciarmi
ed io, col mio corpo,
t'avrei riscaldato.
Ti prego, compagno di
giochi e avventure,
non farti scrupolo
alcuno;
chiamami, quando hai
freddo,
quando vuoi una
carezza
o quando
semplicemente vorrai una persona
accanto a te ...”.
Ed egli continuò i suoi sogni,
nel freddo di quella
notte ottobrina.
Sì, Viator ti ha
ascoltato
2. Sotto il cielo chiaro ... la magia o il mistero del
pensare al passato
(Oggi, ho letto una
favola piena di immagini e sogni
e di foto scattate!
E son tornato, così,
nel "mio" studio,
sotto un cielo
che da azzurro
diventava stellato ...
e la penna scorreva)
...:
Una lunga,
interminabile corsa
come su d’una barca a
vela
sospinta dal vento,
con dentro tanti
compagni di viaggio,
allegri,
sorridenti,
vocianti,
schiamazzanti e
spruzzati dall’onda,
anch’essa amica.
Sospinta, la barca
verso una boa,
attorno alla quale
avrei dovuto un giorno virare,
girare,
per ritornare.
Il ritorno non
sapevo,
ma correvo felice con
loro, amici d’un tempo,
ai quali credevo;
poi, ogni tanto,
qualcuno, da me …
s’allontanava,
perdendosi,
ed io, ogni tanto,
qualcuno abbandonava,
ed io il pianto
rinnovavo,
fin quando
comprendevo che
ognuno aveva il suo
viaggio
da compiere;
e lagrima si trasformava,
induriva,
solcandomi per sempre
lo sguardo;
anche l’onda
cominciava a tradirmi:
non più a spruzzi sul
mio viso
né più con le mie
membra giocava,
ma essa rischio
adduceva per me
e per la mia vela
alleata col vento
più d’una volta,
ma sferzante e
tagliente;
e le mie braccia
rinvigorivano
e le gambe tese,
indurite su piedi
puntellati in terra
legnosa
e viscida resa
dall’onda dimèntica,
si irrigidivano,
e i ginocchi
incollati al legno bagnato
soffrivano per
l’attrito acuto
- e divenuto più atroce per la piaga –
e salsedine,
abbandonata da un
mare ondeggiante e violento,
ad infierire iva e ad
acuir la ferita.
E la boa, ad un
tratto, sempre più rossa,
sempre più grande,
e lo scafo sempre più
vuoto,
spopolato.
Qualcosa, poi, rotola
che vorrei fermare,
tale è il fastidio di
quel semplice e inavvertibile rumore
tra il fragor della
tempesta;
eppur è quello
scivolare,
quello sbatter senza
senso che turba la mente e l’orecchio miei.
Nessuno v’è più che
sorride, ama o sghignazza;
si è soli, ad un
tratto,
sì, con qualcuno
fedele
o, forse, pauroso di
intraprender un viaggio,
da solo, da sola;
e m’accorgo che devo
guidare,
tenere la barca
che non è più veloce
per l’acqua,
pel vento,
pel sole e luna e per
stelle amiche,
ma è lenta,
tristemente lenta,
ferma,
immobile quasi nel
suo funambolico rotar su se stessa;
è da sospingere,
frenare, controllare
e con energica forza,
senza respiro;
costante il sudore
sulla fronte,
ogni giorno più
rigata da ruga novella
che, alle prime già
vive,
s’unisce e che mi
solcano il viso:
e mi sfugge ancor una
lagrima,
perché non vorrei
pensare
neppure
né creder che
tutti siano andati
via o caduti o persi per mare:
alcuni, neppure un
bacio,
sulla guancia
abituata da labbra pressanti, pigianti, avvolgenti, e
neppure una stretta
di mano,
un abbraccio,
mentr’altri li scorgo
lontani, sì, già lontani:
non ha senso
comprendere,
e boa, gigantesca,
m’appare
e guardar più non
posso
né ricordare i
sorrisi.
Non so se la boa
superare,
oppure soffermare lo
sguardo
su chi lontano è
oramai,
o attorniare,
aggirare la boa,
proprio come,
con loro, una volta,
speravo.
Andar vorrei oltre
... per restar quel
che sono,
ma qualcuno o
qualcosa mi prende le forze,
mi guida la mano e
m’invita al ritorno.
Brivido ultimo
d’un giorno ch’appare
e che passa
e, d’un tratto,
dimezza me stesso e … se stesso:
e vedere il mondo che
quasi sé capovolge
in interminabil
virata:
tutto ritorna a me
stesso,
mentre tutto proietta
al mio sguardo;
vorrei virare, di
nuovo,
per andar al di là di
quel rosso
a cui però giro
attorno,
e … senza averlo
desiderato, né tutt’ora ancora volerlo!
Son preso da vortice,
da mano provocato e
ignota;
voluto, sì, da ignoto
volere;
in me non più quel
vigore antico e giocoso,
iniziale, di bimbo
che cresce e che brucia le tappe,
senza guardare;
nessun ardore più,
e mi soffermo a
pensare,
e a riposare,
per un attimo che è
privo di fine, d’arresto improvviso,
mentr’altri guida il
ritorno
e, poi svegliarmi per
veder quel che non avrei voluto
e m’appar il
veleggiar sulla via già una volta percorsa,
uguale e diversa sol
per il verso ... suo,
all’incontrario; e
rivedo la boa
che, gigante, ritorna
bambina;
sì, quella boa,
quella stessa
che, per intera vita
di gioie e desideri ho sognata,
e appena raggiunta,
ho già persa.
Solo ritorno così
… l’onda
benevola,
il venticello
tenero
ed io disteso su
fondo di barca,
sfiancato,
sfinito,
e guardo la barba,
i capelli
e non comprendo
se il bianco è dono
del mare o dono del tempo.
E ripenso al passato
che diventa nella
memoria futuro
… sulla collina del mio riposo e d’agitazioni infinite.
Sì, penso che ...
continuerò!
Non importa il
giudizio degli altri!
Ma l'invito dei
... più ... e ripetuto …